E’ stato pubblicato l’album fotografico della Cerimonia conclusiva del 26° Corso di Fotografia.
Con la speranza di avere tutti i partecipanti ancora soci e sopratutto nuovi amici e compagni di uscite fotografiche del Circolo Fotografico Avis,
auguriamo un Felice Anno Nuovo.
Un anno con Manlio, ovvero………………storia semiseria di un gruppo di corsisti
testo di Melissa Conigli e gli altri del 26° Corso
Abbiamo cominciato martedì 8 gennaio 2013, nel buio della stanza grande del Circolo Avis, coi cappotti sempre su per il freddo e l’attenzione alta per cercare di non perdere nemmeno una parola; anche se il Maestro aveva detto “chiedete se non capite”, nessuno voleva interrompere per primo.
C’era chi prendeva appunti, chi sfogliava il libro mastro e chi crollava, sfinito di fronte a contenitori da riempire, rubinetti impazziti, ora chiusi, ora aperti, ora mezzi aperti; le domande del proff erano incessanti “se le condizioni sono queste devo tenere il rubinetto…” “e tutti in coro “Chiuso” e invece la risposta era l’altra, ovvio!
Poi i cori sono cambiati, ma c’era sempre un manipolo di quelli che rispondevano al contrario, e allora il proff ripeteva, ancora, ancora e ancora, perchè: se i concetti non li capisci, prima o poi, a forse di ripeterteli forse, li impari…e siamo andati avanti così, per 35 lezioni.
Dopo il terrore delle prime volte, di essere chiamati, memori di interrogazioni a sorpresa della scuola superiore, abbiamo capito che il proff era anche un pozzo di saggezza, non solo fotografica, quello lo sapevamo già, ma di vita e, tra una nozione tecnica e l’altra, ci regalava le sue perle:
1. Semo tutti alti quando gli altri è bassi e semo tutto bassi quando gli altri è alti.
2. La macchina fotografica è come l’automobile, se me la posso permettere posso avere anche una ferrari, o un’utilitaria, che infilo da tutte le parti. Tiri fori i guadrini e rimpi la borsa.
Ci si è rivelato esperto di economia:
-la reflex è un pozzo de san patrizio, spendete tanto e ve portate dietro ‘na valigia come quando andate in vacanza, non fate una fotografia, ma in cumpezo, c’avete la tasca più legera.
E un profondo conoscitore dell’inglese,
nazional geografi, fesbuc, cueboy, destopp
dove, al contrario di quanto ricordavamo, tutto finisce in e:
programe, autofocuse, doche(doc),
Poi sono venute le uscite, gite di piacere con la macchina fotografica al collo, dove, a vederci da fuori, sembravamo un gruppo di giapponesi al Louvre, senza offesa per i giapponesi. E visto che il principio pedagogico era “L’importante è fa le futugrafie” non ci siamo risparmiati.
Tra fuori e dentro, il tempo passava e abbiamo imparato molte cose.
Abbiamo imparato che:
non è igienico avvicinarsi a un leone;
il mare se raddrizza(‘na roba è certa, il mare non pende, co’ l’acqua ce se fanne le livelle!);
Venezia è una città medievale;
la diagonale ha una curva;
le mostre è come el magnà: a ognuno je piace el zuo;
esiste un filtro antiasini;
col fotoshoppe se po’ fa diventà’na donna liscia anche se casca giù (come un’attrice famosa di cui non farò il nome);
che se uno è pigro, come il proff, non ce se alza ale quattro del matina per andà a fotografaà j animali, forse dovuto a esperienze pregresse; le marmotte: je curevo dietro e quelle fugivane, fischiavane.
Abbiamo approfondito la nostra tecnica fotografica:
bisogna sempre considerà la luce che c’è da Gesù Cristo: da l’alto!
La foto è come ‘na barzelletta, se uno la deve spiegà…
parlando della funzione Programe: la macchina fa come se fa a casa tra moje e marito, cerca de arrivà a un compromesso. P=Pilato, sene lava le mani
bisogna che la lente sia panciuta, un po’ come me…
Ma quello per cui in particolare vogliamo ringraziare Manlio è il tempo, tanto, la pazienza, non sempre, ma abbastanza, la simpatia, la competenza e sopratutto la sua grande passione per la fotografia:
-la fotografia con la A maiuscola
-(una corsista) Manlio, con la F maiuscola
-Va bè, è la serie A
Verso la fine, si sono accese le luci e i nomi chiamati nel buio sono diventati facce e quelle facce, sempre più familiari. Eravamo alle battute finali, alla scelta delle foto e solo in quel momento abbiamo realizzato che stavamo mettendo in pratica quello che avevamo imparato.
Delle 400 foto presentate a testa, grazie alle quali Se potriane ricostruì paesi e città in caso de teremoto, ne sono rimaste 12, 10 per la proiezione e due per la mostra. Come abbiamo fatto a decidere?
In fretta e, per chi non ci riusciva, era pronta la mannaia d’ufficio.
E intanto Manlio continuava a sfornare perle di pedagogia:
é mejo vedè un colore de meno ma co’ j occhi aperti;
la fotografia non ha bisogno della voce;
fate sempre sospirare le fotografie;
nun se guardava da quanto era brutta. Lia era brutta ma le foto era belle;
con la fotografia semo figli de bona donna, potemo falzà la realtà…
eccetera eccetera eccetera. Una perla dopo l’altra.
Dopo tutto questo, dopo un anno di corso, dopo le lacrime della settimana scorsa, oggi ti abbracciamo tutti insieme, in 54, tutti quelli del 26°, ti diciamo GRAZIE MANLIO!