Questo mio reportage vuole far riflettere sulla grave precaria condizione che questa povera gente si trova a dover vivere ogni giorno fuggendo dalla propria terra a causa della guerra e della fame, a volte cacciati dalle loro case. Ecco che dopo essere approdati sulle nostre spiagge sfiniti, affamati, disidratati, vengo instradati verso strutture appositamente create, ma molti sfuggono ai controlli ed evadono finendo spesso nelle grinfie della criminalità organizzata, finendo a vendere sulle belle spiagge della nostra penisola merce contraffatta carichi come muli in quei loro stracolmi borsoni.
Li vedi mentre tentano di farsi comprendere delle volte anche a gesti in quel loro italiano stentato, una volta li sentivi dire quelle poche frasi del tipo ”vù cumprà?” e da qui il famoso detto, d’estate macinano chilometri su chilometri.
Io li seguo mentre passano tra un ombrellone e l’altro tra i bagnanti e i bagnini nel tentativo di contrattare e poi forse di vendere quella loro merce quasi sempre scadente, così sempre con discrezione, gli scatto delle foto nel tentativo di creare un dialogo costruttivo e amichevole. Mentre sono sdraiato sull’arenile osservo il loro sempre numeroso passaggio questa volta inquadrandoli dal basso verso l’alto dando alla loro persona quella dignità che meritano facendo risaltare con il blu del cielo la loro figura umana e quella voglia di riuscire a riemergere da quell’abisso di solitudine e povertà in cui si trovano.